microbiota intestinale per combattere COVID-19
Sono tempi senza precedenti. COVID-19 (la malattia causata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2) è stata dichiarata ufficialmente una pandemia dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Molti paesi hanno sigillato i propri confini e messo la popolazione sotto blocco volontario o forzato. Gli eventi culturali e sportivi sono stati cancellati o rinviati attività commerciali e ristoranti stanno chiudendo e la gente si fa prendere dal panico svuotando gli scaffali de supermercato. Ma sebbene possa sembrare che la situazione sia fuori controllo, ci sono ancora molte cose che puoi fare per proteggere la tua salute e quella delle persone intorno a te.
Innanzitutto, segui le linee guida nazionali per prevenire COVID-19: evita di diffondere il virus e riduci le possibilità di prenderlo lavandoti regolarmente le mani, evitando di toccarti il viso e riducendo i contatti sociali. Ciò è particolarmente importante per proteggere i gruppi a rischio, comprese le persone con condizioni di salute esistenti, gli anziani e le donne in gravidanza.
Oltre a proteggerti dal virus all'esterno, puoi anche costruire le tue difese dall'interno rafforzando il tuo sistema immunitario.
Il sistema immunitario è complesso e altamente reattivo al mondo che ci circonda, quindi non sorprende che molti fattori influenzino la sua funzione; è importante sapere è che la maggior parte di questi fattori non sono codificati nei nostri geni, ma sono influenzati dallo stile di vita e dal mondo che ci circonda.
Una cosa che puoi controllare immediatamente è la salute dei trilioni di microbi che vivono nell'intestino, noti collettivamente come microbiota. Un microbiota intestinale sano aiuta anche a prevenire reazioni immunitarie potenzialmente pericolose che danneggiano i polmoni e altri organi vitali
Microbiota sano, intestino sano, corpo sano
Invece di assumere integratori che affermano di "rafforzare il sistema immunitario" senza prove a sostegno, il cibo che mangi ha un grande impatto sulla gamma e sul tipo di microbi nell'intestino. Un microbiota diversificato è un microbioma sano, che contiene molte specie diverse, ciascuna delle quali svolge un ruolo nell'immunità e nella salute. La diversità del microbiota diminuisce con l'età, il che può aiutare a spiegare alcuni dei cambiamenti legati all'età che vediamo nelle risposte immunitarie, quindi è ancora più necessario mantenere un microbiota sano per tutta la vita.
Mangia per nutrire il tuo microbiota
Il modo migliore per aumentare la diversità del microbiota è mangiare una vasta gamma di alimenti a base vegetale, che sono ricchi di fibre e limitare gli alimenti “raffinati”. Seguire una dieta mediterranea ha anche dimostrato di migliorare la diversità del microbioma intestinale e ridurre l'infiammazione: mangiare molta frutta, verdura, noci, semi e cereali integrali; grassi sani come olio extra vergine di oliva di alta qualità; e magra carne o pesce. Evita l'alcool, il sale, i dolci e le bevande zuccherate, i dolcificanti artificiali o altri additivi.
Puoi anche sostenere il tuo microbiota mangiando regolarmente yogurt naturale e formaggi artigianali, che contengono microbi vivi (probiotici). Un'altra fonte di probiotici naturali sono i batteri e le bevande ricche di lievito come il kefir (latte fermentato), qui un video di riferimento della Mayo Clinic, o il kombucha e Pu'er Tea (tè fermentato).
Microbioma e Coronavirus
Nasce da una corrispondenza da poco pubblicata sul Journal of digestive disease l’ipotesi di una correlazione tra l’infezione da Sars-coV-2 e alterazioni del microbiota intestinale e di un potenziale ruolo terapeutico dei probiotici.
È noto che la sintomatologia primaria causata dal Coronavirus è a carico delle vie respiratorie, con la comparsa di tosse, febbre e dispnea sino alla manifestazione più grave, ovvero la polmonite interstiziale bilaterale.
Esiste però una percentuale variabile, ma non trascurabile, di pazienti che accusa sintomi gastrointestinali come diarrea (2% ‐10,1%), nausea e vomito (1% ‐3,6%). Ricercatori del People's Hospital dell'Università di Wuhan hanno identificato la presenza di acidi nucleici del virus in campioni fecali e tamponi anali, mettendo in guardia gli operatori sanitari anche sulla trasmissione oro-fecale del virus e non soltanto su quella aerea.
Come mai, dunque, sintomi respiratori e gastrointestinali?
L’ipotesi più accreditata vede come protagonista il recettore cui le spike protein, ovvero gli “spuntoni” del virus, si attaccano per penetrare nelle cellule bersaglio. Si tratta di Ace2, proteina di membrana presente nelle cellule epiteliali sia a livello polmonare, che intestinale. In quest’ultimo caso, soprattutto nelle cellule epiteliali dell’intestino tenue. Ace2, inoltre, ha già dato prova di interazione con i batteri intestinali laddove alcuni studi hanno messo in correlazione alcune sue mutazioni con un’alterazione del microbiota e conseguente minor rilascio di peptidi antimicrobici.
“I rapporti tra vie respiratorie e tratto gastrointestinale non sono ancora del tutto compresi”, dicono gli Autori. “Sappiamo che, in generale, i pazienti con infezioni respiratorie presentano generalmente anche disturbi gastrointestinali correlati a un decorso clinico più grave della malattia, fenomeno osservato anche in caso di Covid-19. Numerosi studi hanno dimostrato che agire anche sul microbiota intestinale può ridurre l'enterite e la polmonite associata a ventilazione meccanica. Attualmente, non vi sono prove cliniche che una modulazione del microbiota intestinale possa svolgere un'azione terapeutica nel trattamento di Covid-19, ma vi è un razionale che ci consente di ipotizzare un possibile ruolo, magari adiuvante” (preventivo, ndr)