coronavirus: consigli per un cardiopatico
In coronavirus è sulla bocca di tutti è proprio il caso di dirlo. I pazienti affetti da cardiopatia devono avere una particolare attenzione nei suoi confronti.
Il COVID-19 (questo il nome dato da Coronavirus Disease 2019) è stato segnalato per la prima volta nella città cinese di Wuhan a dicembre, ha infettato decine di migliaia di persone e uccidendo centinaia di persone in tutto il mondo.
Alcuni giorni fa, la dott.ssa Nancy Messonnier, direttrice del Centro Nazionale per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), ha affermato che la sua diffusione negli Stati Uniti sembra certa. La dott.ssa si domandava "Non si tratta più di sapere se questo accadrà più, ma piuttosto di sapere esattamente quando accadrà e quante persone colpirà”. Il dato é ora confermato con i primi decessi anche negli Stati Uniti.
Sulla base dei primi dati cinesi e sud coreani, il 40% dei pazienti ospedalizzati con COVID-19 presentava malattie cardiovascolari o cerebrovascolari. Non significa che il cardiopatico abbia maggiori probabilità di contrarre il coronavirus, ma solo che potrà avere maggiori complicanze una volta infettato”
I possibili meccanismi che possono coinvolgere il cuore sono:
l'infezione del polmone (tipico bersaglio del virus) e la conseguente insufficienza respiratoria determinando direttamente (scarsa ossigenazione del cuore) e indirettamente (aumentata richiesta di apporto da scarsa ossigenazione dei tessuti) una disfunzione del sistema cardiocircolatorio
il sistema immunitari delle persone si indeboliscono con l’età, ma anche con le malattie croniche la risposta immunitaria è meno efficiente.
prove indicano che malattie virali possono destabilizzare le placche aterosclerotiche, con conseguente potenziale blocco di un’arteria (in modo particolare le coronarie, le arterie del cuore, mettendo i pazienti a rischio di infarto).
Negli ultimi anni (2003 e 2012) vi sono state altre pandemie da coronavirus, come SARS e MERS
COVID-19 ha anche somiglianze con l’influenza, ma ha una diffusione pare più rapida, si presenta in una ondata iniziale molto numerosa, non trova soggetti immunizzati (naturalmente o attraverso vaccinazione) e allo stato attuale non ha un trattamento antivirale (trattandosi di virus a RNA). L'Organizzazione Mondiale della Sanità OMS ha riferito che il tasso di mortalità per malattia è compreso tra il 2% e il 4% a Wuhan e lo 0,7% fuori da Wuhan. ll CDC ha stimato che almeno 29 milioni di soggetti sono stati infettati con virus influenzale, 280.000 ricoveri ospedalieri e 16.000 morti negli Stati Uniti in questa stagione (mortalità rispettivamente 0,05% e 5,7%)
Molte delle stesse precauzioni utili per prevenire l'influenza dovrebbero essere messe in campo anche contro COVID-19 perché sembra diffondersi allo stesso modo cioè attraverso goccioline nell'aria quando qualcuno tossisce o starnutisce.
L’American College of Cardiology raccomanda alle persone con malattie cardiovascolari di rimanere aggiornate con le vaccinazioni, anche per la polmonite, supporta anche il vaccino antinfluenzale per prevenire un'altra fonte di febbre, che potrebbe essere confusa con l'infezione da coronavirus.
Riportiamo inoltre un estratto di uno studio pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica
Da dicembre 2019, quando la malattia di coronavirus 2019 (Covid-19) è emersa nella città di Wuhan e si è diffusa rapidamente in Cina, sono stati raccolti dati sulle caratteristiche cliniche dei pazienti affetti. Sono stati identificati 1099 pazienti con Covid-19 confermato in laboratorio fino al 29 gennaio 2020. La ricerca mirava a valutare la necessità di ricovero in terapia intensiva (ICU), l'uso della ventilazione meccanica o morte.
L'età media dei pazienti era di 47 anni; Il 41,9% dei pazienti era di sesso femminile. Il 5,0% è stato ricoverato in terapia intensiva, il 2,3% sottoposto a ventilazione meccanica invasiva e l'1,4% è deceduto. I sintomi più comuni erano febbre (43,8% al momento del ricovero e 88,7% durante il ricovero) e tosse (67,8%). La diarrea era non comune (3,8%). Il periodo medio di incubazione è stato di 4 giorni. Al momento dell'ammissione, l'opacità a così detto “vetro smerigliato” era il reperto radiologico più comune sulla tomografia computerizzata al torace (CT) (56,4%). La linfocitopenia era presente nell'83,2% dei pazienti al momento del ricovero.